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6 Novembre 2017 Macho e sudato? Sesso assicurato!

Macho e sudato? Sesso assicurato!

Un test olfattivo sembra spiegare quando (e con chi) le donne sono più propense a una scappatella. Le donne in periodo fertile, infatti, apprezzano di più l’odore degli uomini dominanti.

 

Macho e sudato? Sesso assicurato!
Un test olfattivo sembra spiegare quando (e con chi) le donne sono più propense a una scappatella. Le donne in periodo fertile, infatti, apprezzano di più l’odore degli uomini dominanti.

La vostra partner vi tradisce dopo anni di felice unione? Potrebbe essere colpa del suo ciclo ormonale e di quell’odorino di sudore che aleggia in palestra…
Uno studio condotto da Jan Haylicek dell’Università di Praga ha infatti dimostrato che le donne con relazioni stabili sono più propense al tradimento nel periodo di massima fertilità (cioè quello dell’ovulazione), e che in quei giorni si sentono particolarmente attratte dai maschi geneticamente superiori. La causa scatenante di questa voglia di novità delle signore sembra essere l’odore dei maschi dominanti.

Sudare per “rimorchiare”. I ricercatori cechi hanno somministrato a 48 uomini un questionario volto a determinare il loro status all’interno del contesto sociale di riferimento, e hanno poi raccolto il loro sudore grazie a dei tamponi posizionati sotto le ascelle. I campioni così ottenuti sono stati fatti annusare a 65 donne, che sono state invitate a esprimere una valutazione sulla carica sessuale e sulla mascolinità dei 48 odorosi volontari. Le donne che durante il test si trovavano nei giorni dell’ovulazione, quindi nel periodo di massima fertilità, hanno dimostrato una netta preferenza per i maschi che avevano riportato un alto punteggio nel test sulla dominanza. Il fatto singolare è che tale effetto è stato riscontrato solo sulle volontarie impegnate in relazioni sentimentali stabili.

Marito di scorta. Secondo gli studiosi questo risultato è il frutto di una strategia evolutiva che spingerebbe le donne ad avere relazioni fisse con uomini dediti alla famiglia e alla cura dei figli, ma anche a intrattenersi per brevi periodi con maschi geneticamente e socialmente dominanti.
Già altri studi avevano ipotizzato l’esistenza di un nesso tra ciclo ormonale e propensione al tradimento, ma l’esperimento di Haylicek suscita qualche dubbio sull’effettiva rispondenza alla realtà delle dichiarazioni delle volontarie: alcune hanno trovato sexy l’odore dei tamponi, ma altre lo hanno semplicemente classificato “non disgustoso”. Haylicek tranquillizza comunque mariti e fidanzati: le donne, anche se attratte dall’odore degli uomini più forti, solitamente resistono alle tentazioni dell’olfatto perché nel processo decisionale non vanno soltanto “a naso”. E inoltre le condizioni di laboratorio sono spesso ben diverse da quelle reali.

6 Novembre 2017 Il desiderio sessuale dipende dai geni?

Il desiderio sessuale dipende dai geni?

Se non potete fare a meno di fare sesso (o siete frigidi come ghiaccioli), la colpa potrebbe essere nel DNA. Almeno secondo l’ipotesi formulata da alcuni scienziati israeliani, che hanno condotto…

Il desiderio sessuale dipende dai geni?
Il comportamento sessuale di ciascun individuo potrebbe essere scritto nel DNA. Almeno secondo l’ipotesi formulata da alcuni scienziati israeliani.

Da che cosa dipende il desiderio sessuale? Dall’età, dall’esperienza, dall’attrazione o dalle condizioni psicologiche?
Secondo alcuni scienziati dell’università di Gerusalemme, potrebbe essere in buona parte influenzato dal DNA. Le variazioni di un gene, infatti, potrebbero determinare il desiderio, il grado di eccitazione e le funzioni sessuali. In una parola il comportamento sessuale di ciascuno di noi.
È quello che emerge da un esperimento condotto da Richard Ebstein studioso di genetica umana e dal suo team su 148 studenti tra maschi e femmine.

Sesso genetico
Ai giovani volontari è stato chiesto di compilare un test con alcune domande sul loro comportamento sessuale. Poi gli scienziati hanno analizzato il loro DNA. I risultati hanno mostrato una correlazione tra le variazioni del gene recettore D4 (responsabile della produzione del recettore della dopamina DRD4) e le risposte fornite dagli studenti nei questionari.
La scoperta, ancora tutta da dimostrare, se confermata potrebbe costituire un passo avanti nella comprensione delle basi biologiche della sessualità umana – di cui si sa ancora ben poco – fornendo alla scienza un nuovo punto di vista.
Per ora, le differenze individuali sul comportamento sessuale vengono analizzate quasi esclusivamente in chiave psicologica. Ma se ci fosse davvero una relazione tra sesso e geni, alcuni disturbi potrebbero essere curati anche con terapie personalizzate farmaco-genetiche.

5 Novembre 2017 È normale pensare sempre al sesso?

È normale pensare sempre al sesso?

Sì, entro certi limiti è normale. La colpa è di alcuni neuroni specifici nel cervello maschile. Ma qual è il limite?

Succede anche ai vermi. Succede ai pesci. Succede a tutti gli animali che si riproducono per via sessuata. E succede soprattutto ai maschi. Il chiodo fisso dell’accoppiamento è, entro un certo limite, del tutto naturale.

Una ricerca pubblicata sulla rivista Nature ne ha anche spiegato (alcuni dei) meccanismi di base. In particolare, è stato identificato un gruppetto di neuroni presenti solo nel cervello dei maschi con il compito preciso di ricordare costantemente l’imperativo biologico della riproduzione, anche a spese di quello, non meno importante, dell’alimentazione.

NELLA “TESTA” DI UN VERME. La ricerca lo ha mostrato nel cervello del Caenorhabditis elegans, un verme con relativamente pochi neuroni. E lo ha fatto puntando il dito sui cambiamenti che avvengono durante la maturazione sessuale: «questi cambiamenti rendono i maschi più inclini a ricordare gli incontri passati e a considerare il sesso una priorità», hanno spiegato gli autori. Però non significa che pensieri e comportamenti sessuali esuberanti siano sempre “normali”.

QUANTE VOLTE FIGLIOLO? Una ricerca americana di qualche tempo fa aveva calcolato una frequenza media di pensieri legati al sesso pari a 19 al giorno per i maschi e 10 al giorno per le femmine. Ma anche, per i maschi, 18 al giorno per il cibo e 11 al giorno per il sonno. Se questa è una misura media, ne segue che cinquanta, cento pensieri di matrice sessuale al giorno sono davvero un po’ troppi.

4 Novembre 2017 A 50 anni si fa il sesso migliore. E prima?

A 50 anni si fa il sesso migliore. E prima?

A 50 anni si fa il sesso migliore. E prima?
Secondo una ricerca norvegese gli uomini di mezza età traggono maggiori soddisfazioni sessuali dei trentenni e dei quarantenni.
Trentenni e quarantenni rassegnatevi: se rimpiangete le performance sessuali dei tempi dell’università, l’unica cosa che potete fare è attendere con pazienza l’arrivo dei 50. È quanto emerge da un recente studio condotto da un team di ricercatori nordeuropei su 1185 maschi norvegesi e americani di età compresa tra i 20 e i 79 anni.

Qualità superiore. Ai soggetti è stato somministrato un questionario nel quale si chiedeva loro di attribuire un punteggio tra 0 e 4 alla propria vita sessuale e alla relativa qualità.
La ricerca ha evidenziato come all’aumentare dell’età ci sia un normale incremento dei problemi legati a impotenza e calo del desidero. Ma ha dato risultati inattesi per ciò che riguarda la soddisfazione.
Gli intervistati tra 20 e 29 anni hanno indicato un livello medio di soddisfazione legato alla propria vita sessuale di 2,79, contro il 2,55 raggiunto dai trentenni e il 2,72 dei quarantenni.
La vera sorpresa sono stati i cinquantenni che hanno dichiarato di avere un livello di soddisfazione legato alla propria sessualità di 2,77, quindi decisamente più elevato rispetto a quello dei più giovani.

Il troppo (lavoro) stroppia. Secondo Sophie Fossa del Rikshospitalet-Radiumhospitalet Trust di Oslo, il normale aumento di problemi legati alla mera funzionalità sessuale riscontrabile con il passare degli anni non condiziona necessariamente la soddisfazione generale derivante dal sesso.
Per gli psico-sessuologi questo inatteso risultato è legato ai diversi stili di vita che caratterizzano ogni fascia d’età: i trenta-quarantenni sono spesso troppo presi dal lavoro, dalla carriera e dalla voglia di affermarsi. Questo li porta a concentrare le proprie energie su cose diverse dal sesso. I cinquantenni di solito hanno già raggiunto i traguardi professionali più importanti, sono più tranquilli e possono abbandonarsi alle gioie dell’alcova con minori ansie e preoccupazioni.

2 Novembre 2017 Con che parte della testa amiamo?

Con che parte della testa amiamo?

Con che parte della testa amiamo?
Uomini e donne, coppie nuove e vecchie usano aree del cervello diverse per amare… Una ricerca svela quali…

Quando ci si innamora si cambia faccia, si sorride di più e si ha la testa fra le nuvole, ma, dentro la testa, cosa succede? Grazie alle moderne metodiche non invasive di osservazione del cervello, come la risonanza magnetica, è possibile esaminare i processi neurobiologici che sottendono alle emozioni e ai sentimenti. Una nuova pubblicazione della Society of Neuroscience ha verificato in particolare quali siano le zone del cervello che si attivano quando ci coglie l’euforia dell’innamoramento. L’accertamento sperimentale è consistito nell’eseguire risonanze magnetiche funzionali su 17 giovani uomini e donne innamorate mentre venivano loro mostrate, alternativamente, le immagini dell’agognato amante e quelle di una persona “neutra”. L’attività cerebrale corrispondente a un intenso coinvolgimento emotivo è stata registrata nel nucleo caudato e nell’area cerebrale destra VTA (Ventral Tegmental Area): queste aree del cervello sono particolarmente ricche di dopamina, che ad alti livelli produce energia, tensione verso nuovi stimoli, motivazione a guadagnarsi una gratificazione e una certa sensazione di esaltazione. Tutti sintomi, questi, che in effetti accompagnano la prima fase dell’innamoramento…
Innamoramento e amore. È interessante notare innanzitutto che mentre la passione iniziale riguarda le aree cerebrali collegate alla gratificazione e agli impulsi, i sentimenti mossi da una relazione stabile e a lungo termine attivano altre aree, adibite piuttosto all’emozione. Dati, questi, che confermerebbero come anche neurobiologicamente il sentimento dell’amore cambi e si evolva nel tempo.
Amore al cioccolato. Il modo di reagire allo stesso sentimento da parte dei due sessi è anche cerebralmente diverso. Nel cervello di una donna innamorata si attivano maggiormente il corpo del nucleo caudato e la corteccia parietale posteriore, aree legate appunto al desiderio di gratificazione, all’emozione e all’attenzione. La maggior parte degli uomini coinvolti nello studio, spiegano i responsabili dell’esperimento, mostrano invece un’attività particolarmente vivace nelle regioni cerebrali adibite ai processi visivi, inclusa quella collegata all’eccitazione sessuale.
Ai single, gli esperti, suggeriscono la solita scappatoia per riprodurre parzialmente l’ebbrezza di una passione amorosa: il cioccolato stimolerebbe proprio una delle aree verificate attivarsi nell’esperimento.
30 Ottobre 2017 Tutto è relativo, anche la soddisfazione sessuale

Tutto è relativo, anche la soddisfazione sessuale

Fare sesso è senza dubbio un’attività molto piacevole, ma la soddisfazione è ancora maggiore se pensiamo di farlo più spesso rispetto ad amici e conoscenti. E’ la singolare conclusione di una ricerca condotta da Tim Wadsworth, sociologo presso la University of Colorado Boulder, che tra il 1993 e il 2006 ha analizzato i questionari compilati da 15.386 individui in occasione della General Social Survey, uno studio demografico condotto ogni anno su un campione della popolazione statunitense. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Social Indicators Research.

Di più (degli altri) è meglio.
 In generale i partecipanti al sondaggio hanno dichiarato che il sesso li rende felici e il livello di soddisfazione è maggiore di oltre il 50% per i soggetti che hanno una vita sessuale attiva e regolare. Ma la felicità tra le lenzuola risulta condizionata dal paragone con quella degli amici: chi fa sesso due-tre volte al mese ma è convinto che i suoi amici lo facciano molto più spesso, ha una probabilità più bassa del 14% di riportare nel censimento alti livelli di soddisfazione.
Insomma, per essere felici non sembra importante fare tanto sesso, ma farne di più rispetto agli altri. Secondo i ricercatori la spiegazione di questo comportamento è diversa per uomini e donne: mentre per i maschi fare più sesso rispetto agli amici è una dimostrazione di forza e virilità, per le femmine il sentirsi desiderate favorirebbe l’autostima e la sensazione di sicurezza.

Insomma, per essere felici non sembra importante fare tanto sesso, ma farne di più rispetto agli altri. Secondo i ricercatori la spiegazione di questo comportamento è diversa per uomini e donne: mentre per i maschi fare più sesso rispetto agli amici è una dimostrazione di forza e virilità, per le femmine il sentirsi desiderate favorirebbe l’autostima e la sensazione di sicurezza.

29 Ottobre 2017 Quanto dura un amplesso?

Quanto dura un amplesso?

I sessuologi hanno stimato in una pubblicazione scientifica la durata di un rapporto sessuale. Secondo uno studio internazionale un rapporto sessuale, preliminari compresi, dura da 1 a 10 minuti. Per misurare il tempo tra penetrazione ed eiaculazione è stato affidato alle partner un cronometro e la media dell’amplesso si collocava intorno ai 7,3 minuti.
Ci sono però uomini che corrono molto più veloci. Secondo alcune ricerche della European Society for Sexual Medicine (ESSM), una società scientifica particolarmente interessata alla cura dell’eiaculazione precoce, un uomo su 5 (20%) tiene meno di un minuto, mentre il 10% si piazza fra 1 e 2 minuti. Ma attenzione a pensare che ci sia “un’epidemia di eiaculazione precoce” che è invece una condizione medica complessa.

Un uomo su tre è malato? 
Leggendo i dati in modo superficiale sembrerebbe che un uomo su tre soffra di eiaculazione precoce. È proprio così? Dipende. Secondo questa logica tutti i ragazzini alle prime esperienze sono malati: la sessualità ha, per maschi e femmine, tempi di apprendimento che sono agevolati dai rapporti di coppia di lunga durata, mentre fra i giovani l’instabilità affettiva è molto frequente. E l’ansia e l’inesperienza possono affrettare i tempi.

Fast sex o slow sex?
Secondo alcuni studiosi, inoltre, l’eiaculazione precoce non sarebbe una malattia, ma una situazione naturale e il controllo volontario dell’eiaculazione e? il risultato di un apprendimento che avviene con l’addestramento. Il “disturbo” esiste infatti da quando le donne, mutato il ruolo sociale, hanno chiesto l’appagamento sessuale e questo ha allungato i tempi di penetrazione maschile. Secondo Leonore Tiefer, sessuologa della New York University non c’è una normalità in questo campo, così come non c’è una “normalità” nel colore dei capelli. Ci sono persone più veloci ed altre più lente. Non solo. La “norma” cambia con il tempo (e nello spazio).

La tribù dei superveloci
Nel 1948 uno studio di Alfred Kinsey scopriva che 3 uomini su 4 eiaculavano entro 2 minuti dalla penetrazione ed era considerato non solo accettabile, ma addirittura la prova della potenza maschile. Il sociologo Ross Morrow dell’Università di Sydney sostiene addirittura che sia un problema culturale. In Malesia un popolo considera normale eiaculare dopo 15-30 secondi.

Quando è un problema

Rimane il fatto che oggi esistono coppie che possono vivere con disagio i rapporti sessuali troppo veloci. Alcuni uomini addirittura eiaculano durante la fase dei preliminari, prima della penetrazione o al primo contatto con la vagina (la cosiddetta ejaculatio ante portas).

In questi casi vale la pena parlarne con il proprio partner e farsi aiutare: lavorare sui preliminari, controllare lo stress (lo yoga è un valido aiuto nella cura dei disturbi sessuali più comuni, dal calo del desiderio all’eiaculazione precoce), provare tecniche di rilassamento etc.

Attenti alle pillole ritardanti
In ogni caso bisogna stare attenti alle terapie fai da te e/o con farmaci recuperati online per almeno due validi motivi. Primo, perché potrebbero essere contraffatti e nocivi; e poi perché, questi farmaci sono degli antidepressivi e come tutti gli antidepressivi, vanno sempre prescritti da un medico che vi abbia visitato e informato adeguatamente sul rapporto costi/benefici della terapia.

Le terapie farmacologiche che oggi sono disponibili, infatti, si basano su una molecola antidepressiva che si è rivelata un fallimento perché l’effetto era di assai breve durata. Fra gli effetti collaterali del farmaco c’era anche una sensibile riduzione della libido maschile e femminile (come peraltro in tutti gli antidepressivi). Questo effetto collaterale così forte è stato sfruttato per sviluppare una pillola per allungare i tempi prima dell’orgasmo maschile.

29 Ottobre 2017 Il tradimento fa male al cuore.

Il tradimento fa male al cuore.

La tradisci? Non rischi solo di spezzare il cuore alla tua dolce metà, ma metti a serio rischio anche il tuo. È la conclusione di uno studio tutto italiano condotto all’Università di Firenze da Alessandra Fisher e dai colleghi del dipartimento di Medicina della Sessualità e Andrologia.

Stroncati dalle corna
I ricercatori hanno analizzato la letteratura medica estrapolando tutti i casi che contengono termini come “tradimento”, “infedeltà”, “adulterio” e li hanno messi in relazione con la relativa fattispecie clinica.
Dallo studio è emersa una correlazione tra i rapporti non ufficiali e i decessi, soprattutto maschili, per morte improvvisa coitale, cioè durante un appassionato incontro d’amore. Sembra insomma che la maggior parte dei maschi stroncati da problemi cardiaci nel bel mezzo di un rapporto sessuale non fossero in compagnia della legittima consorte.
Uccisi dal rimorso? In parte sì. Secondo i medici fiorentini gli incontri extraconiugali, spesso con donne molto più giovani di loro, farebbero aumentare negli uomini l’ansia da prestazione e le condizioni generali di stress, che unite alla vita sregolata indotta dalle scappatelle metterebbero a dura prova il loro apparato cardiocircolatorio.
Non solo: sembra che I maschi traditori, ancora innamorati o attratti dalle proprie compagne ufficiali, siano i più esposti a questo “infarto da tradimento”.

Relazioni pericolose
In generale, durante il rapporto sessuale, la pressione sale in modo spontaneo, aumentando nei soggetti predisposti il rischio di infarto o di ischemia. L’infarto coitale è comunque un evento raro, che si manifesta in meno del 5% dei casi di attacco cardiaco.
Ma quindi… il sesso fa male? Assolutamente no, rassicurano gli esperti, anzi: le fatiche d’amore sono assimiliabili a una moderata attività sportiva, con in più notevoli vantaggi di tipo psicologico. Ma questo sembra non valere per le scappatelle….

28 Ottobre 2017 Si può misurare l’intensità del piacere?

Si può misurare l’intensità del piacere?

In passato si è provato a misurare l’intensità dell’orgasmo registrando alcuni parametri fisiologici, fra cui il battito cardiaco, la respirazione e la sudorazione. Tuttavia, questi parametri sembrano legati più che altro all’eccitazione che precede l’orgasmo, e non a quest’ultimo. Di recente, uno studio dell’Università di Groeningen, in Olanda, ha però individuato un fenomeno che sembra legato all’intensità del piacere, almeno nella donna.

Contrazioni
L’indagine, che ha studiato 23 donne sottoposte a diverse stimolazioni sessuali, ha infatti verificato che negli orgasmi più intensi la frequenza delle contrazioni dei muscoli perineali, attorno all’ano e agli organi genitali, era compresa fra 8 e 13 hertz (cioè 8-13 contrazioni al secondo). Questo intervallo di frequenze è caratteristico dell’orgasmo, e quindi indica la fase massima del piacere.