site loader
site loader
3 Aprile 2024 Il più ricco d’Italia è Giovanni Ferrero secondo Forbes.

Il più ricco d’Italia è Giovanni Ferrero secondo Forbes.

Giovanni Ferrero è il più ricco d’Italia, ma nel mondo ci sono 2.781 individui, che segnano un incremento di 141 rispetto all’anno passato e superando il picco del 2021 con ulteriori 21 miliardari.

Il più ricco al mondo

In vetta alla lista si colloca Bernard Arnault con un patrimonio di 233 miliardi di dollari, seguito da Elon Musk con 195 miliardi e Jeff Bezos al terzo posto con 194 miliardi. Mark Zuckerberg, con 177 miliardi di dollari, mantiene salda la quarta posizione.

E’ Giovanni Ferrero il più ricco d’Italia

E per quanto riguarda l’Italia? La classifica è guidata da Giovanni Ferrero, il quale con i suoi 43,8 miliardi di dollari si attesta al 26° posto nel ranking mondiale. Subito dopo, troviamo una novità tutta italiana: Andrea Pignataro, entrato nella lista per la prima volta con un patrimonio di 27,5 miliardi di dollari, che lo colloca al 65° posto a livello globale. Fondatore di Ion Group, il cinquantatreenne è anche il primo tra i nuovi miliardari a livello planetario.

Pignataro sorpassa anche Giorgio Armani, che con i suoi 11,3 miliardi si piazza al terzo gradino del podio italiano e al 177° posto nella lista globale dei miliardari. Secondo quanto riporta Forbes, i miliardari italiani sono ora 73, con un incremento di quattro unità rispetto all’anno precedente, rappresentando così un record assoluto dal momento in cui la rivista ha iniziato a compilare questa classifica.

L’ascesa di Livia Voigt

Non è tutto, poiché il 2023 segna anche l’ascesa della miliardaria più giovane al mondo: Livia Voigt, soli 19 anni, ereditiera della fortuna del fondatore dell’impresa di macchinari e attrezzature elettriche Weg, Werner Ricardo Voigt. La giovane brasiliana rimpiazza l’italiano Clemente Del Vecchio, precedente detentore del titolo. Anche la sorella di Livia, Dora Voigt, di 26 anni, entra nella lista dei miliardari con un patrimonio parimenti stimato a 1,1 miliardi di dollari, sebbene nessuna delle due abbia un ruolo attivo nell’azienda di famiglia.

La classifica Forbes del 2023 fornisce una visione approfondita sulla distribuzione globale della ricchezza, riflettendo come i paperoni del mondo non solo stiano diventando più numerosi, ma anche sempre più ricchi.

11 Novembre 2017 Perché cambiamo partner

Perché cambiamo partner

Per cercare quello giusto. Per una nuova libertà. Ma anche per l’eredità dell’evoluzione. Perché, spiegano gli antropologi, siamo monogami, sì. Ma seriali…

Finché morte non ci separi… o no? Anche se all’inizio di un’unione tendiamo a pensare che sia “per sempre” (o quasi), può accadere che a un certo punto si senta il bisogno di cambiare partner. E in questo non entrano in gioco solo litigi o problemi, ma persino l’evoluzione: la coppia, secondo gli antropologi, è “a tempo”, quindi dopo 4 o 5 anni (il necessario per crescere la prole) è “naturale” che ci si ponga il problema se riassortire la coppia. La nostra storia biologica insomma ci condiziona ancora oggi, con buona pace delle promesse di eterna fedeltà. La crisi si può superare o no, ma sono in aumento coloro che preferiscono cercare un nuovo partner.

IL MITO. Perché oggi nel cambiare partner si fondono natura e cultura, eredità dell’evoluzione e cambiamenti della società. Da una parte, gli antropologi ci spiegano che siamo in realtà dei monogami seriali: tendiamo cioè ad avere una relazione per volta, ma con compagni diversi nel corso della vita. L’antropologo Augustín Fuentes, nel suo libro Race, monogamy, and other lies they told you, sostiene per esempio che la monogamia è un mito, una condizione culturale imposta, che pochi riescono infatti a mantenere con serenità.

Dall’altra i mutamenti nella società – a cominciare dal fatto che il matrimonio non è più indissolubile – fanno il resto. «La coppia seriale si diffonde fra le nuove generazioni a causa di cambiamenti culturali che stanno procedendo a grande velocità» dice il sociologo Carmelo Carabetta, autore di Giovani, cultura e famiglia. I giovani, rileva il sociologo, cambiano per un senso di libertà mai provato prima. «La coppia fissa non dura a lungo, data la percezione di provvisorietà delle condizioni di vita e il fatto che si riconoscono sempre meno i valori e i modelli della famiglia, ma anche della scuola, della chiesa e dei partiti». Le norme rigide della società si allentano e si torna un po’ “primitivi”. «E si mettono al centro i propri desideri» dice Carabetta. Le relazioni sono più libere; si vive la monogamia seriale anche per reagire alla noia e all’insofferenza di rapporti solidi, ma usuali. Questo cambio culturale si riflette nell’aumento delle separazioni: in Italia, secondo i dati Istat, dal 1995 al 2010 si è passati da 158 separazioni e 80 divorzi ogni mille matrimoni a 307 separazioni e 182 divorzi. All’origine ci possono essere seri problemi di convivenza o semplice voglia di cambiare, ma il trend segna per le separazioni un più 2,6% annuo.