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15 Novembre 2023 Gué critica i Maneskin: “Non vendono dischi”

Gué critica i Maneskin: “Non vendono dischi”

Guè critica i Maneskin. In una recente intervista al podcast di Masseo, Gué Pequeno ha dichiarato: “sebbene i Maneskin Faranno anche i sold out degli show, ma non vendono i dischi“.

Il rapper quarantaduenne ha ammesso di non capire chi ascolti la musica dei Maneskin, ma ha riconosciuto che hanno un seguito numeroso che li supporta nelle loro performance dal vivo.

Guè critica i Maneskin

La posizione di Gué Pequeno non è passata senza polemiche sui social media, con i fan dei Maneskin che hanno contestato animatamente i commenti del rapper. Molti hanno difeso il successo internazionale della band, sottolineando che rappresentano con orgoglio l’Italia nel mondo della musica rock.

Gué ha ammesso che, nonostante le loro scelte trasgressive come i “limoni” tra loro sul palco e i video senza vestiti, i Maneskin sono riusciti a stare al passo con le tendenze e a colmare un vuoto nella scena musicale italiana e internazionale.

Non è la prima volta…

L’anno scorso, Gué aveva definito i Maneskin “finti trasgressivi”, ma il loro costante successo e il loro impatto sul pubblico dimostrano che sono riusciti a conquistare un posto di rilievo nella musica contemporanea. Le risposte dei fan sui social media hanno sottolineato questo e il post di Gué sembra aver suscitato reazioni negative nei suoi confronti. Tuttavia, l’opinione del rapper, sebbene controversa, ha portato ad un dibattito su come la musica italiana possa essere esportata in tutto il mondo, aprendo la strada per nuove discussioni sulla sua evoluzione e sulla sua influenza a livello globale.

11 Novembre 2017 Perché cambiamo partner

Perché cambiamo partner

Per cercare quello giusto. Per una nuova libertà. Ma anche per l’eredità dell’evoluzione. Perché, spiegano gli antropologi, siamo monogami, sì. Ma seriali…

Finché morte non ci separi… o no? Anche se all’inizio di un’unione tendiamo a pensare che sia “per sempre” (o quasi), può accadere che a un certo punto si senta il bisogno di cambiare partner. E in questo non entrano in gioco solo litigi o problemi, ma persino l’evoluzione: la coppia, secondo gli antropologi, è “a tempo”, quindi dopo 4 o 5 anni (il necessario per crescere la prole) è “naturale” che ci si ponga il problema se riassortire la coppia. La nostra storia biologica insomma ci condiziona ancora oggi, con buona pace delle promesse di eterna fedeltà. La crisi si può superare o no, ma sono in aumento coloro che preferiscono cercare un nuovo partner.

IL MITO. Perché oggi nel cambiare partner si fondono natura e cultura, eredità dell’evoluzione e cambiamenti della società. Da una parte, gli antropologi ci spiegano che siamo in realtà dei monogami seriali: tendiamo cioè ad avere una relazione per volta, ma con compagni diversi nel corso della vita. L’antropologo Augustín Fuentes, nel suo libro Race, monogamy, and other lies they told you, sostiene per esempio che la monogamia è un mito, una condizione culturale imposta, che pochi riescono infatti a mantenere con serenità.

Dall’altra i mutamenti nella società – a cominciare dal fatto che il matrimonio non è più indissolubile – fanno il resto. «La coppia seriale si diffonde fra le nuove generazioni a causa di cambiamenti culturali che stanno procedendo a grande velocità» dice il sociologo Carmelo Carabetta, autore di Giovani, cultura e famiglia. I giovani, rileva il sociologo, cambiano per un senso di libertà mai provato prima. «La coppia fissa non dura a lungo, data la percezione di provvisorietà delle condizioni di vita e il fatto che si riconoscono sempre meno i valori e i modelli della famiglia, ma anche della scuola, della chiesa e dei partiti». Le norme rigide della società si allentano e si torna un po’ “primitivi”. «E si mettono al centro i propri desideri» dice Carabetta. Le relazioni sono più libere; si vive la monogamia seriale anche per reagire alla noia e all’insofferenza di rapporti solidi, ma usuali. Questo cambio culturale si riflette nell’aumento delle separazioni: in Italia, secondo i dati Istat, dal 1995 al 2010 si è passati da 158 separazioni e 80 divorzi ogni mille matrimoni a 307 separazioni e 182 divorzi. All’origine ci possono essere seri problemi di convivenza o semplice voglia di cambiare, ma il trend segna per le separazioni un più 2,6% annuo.

27 Ottobre 2017 Attira di più il seno o il sedere?

Attira di più il seno o il sedere?

Secondo un sondaggio l’82% dei maschi italiani vota per il sedere, mentre il 61% indica anche il seno. Per gli antropologi la risposta è ancora più netta: l’uomo è attratto dal sedere.

Il seno, infatti, si sarebbe evoluto proprio per “mimare” la forma del posteriore che, con la posizione eretta, è divenuto meno evidente. Guardando un bel seno, cioè, in fin dei conti si guarda solo la (bella) copia di un sedere.

EVOLUZIONE. L’accoppiamento da tergo è infatti il più diffuso tra gli animali (primati compresi) e si ipotizza che anche tra gli umani garantisca un maggior numero di gravidanze rispetto a quello frontale.

Con la nascita delle prime comunità umane, gli individui (maschi e femmine) si sono però trovati a interagire tra loro in posizione eretta ed è per questo che le femmine (o le prime donne) hanno avuto bisogno di un segnale erotico frontale: un quasi-sedere. Il seno, insomma.

E questo è il principale motivo per cui le donne hanno il seno e le femmine degli animali no.