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6 Dicembre 2017 I GRANDI DELLA LETTERATURA SICILIANA

I GRANDI DELLA LETTERATURA SICILIANA

Il volgare siciliano si attribuisce fama superiore a tutti gli altri per queste ragioni: che tutto quanto gli italiani producono in fatto di poesia si chiama siciliano; e che troviamo che molti maestri nativi dell’isola hanno cantato con solennità.

Dante, “De Vulgari Eloquentia”

La letteratura siciliana comprende tutti i testi letterari scritti in lingua siciliana e si è sviluppata in Sicilia dal XIII secolo ai giorni nostri. Essa ha una componente popolare importante, poiché per secoli (e spesso tuttora) la produzione orale è stata molto più coltivata di quella scritta. Gli studiosi si trovano così di fronte ad un’imponente tradizione popolare, che è stata codificata solo nel XIX secolo, e ad un minor numero di documenti scritti di alto valore letterario.

Nel 2011 la Regione Siciliana ha approvato una legge per promuovere l’insegnamento della letteratura e del patrimonio linguistico siciliano nelle scuole

Gli scritti dei grandi letterati siciliani hanno dato un contributo fondamentale alle più importanti correnti di pensiero italiane ed europee. Le opere della letteratura siciliana offrono uno spaccato eloquente e per molti versi ancora attuale su ciò che la Sicilia rappresenta per un siciliano. La letteratura italiana deve molto alla Sicilia.

Ecco i più importanti scrittori siciliani dislocati  nell’isola:

Jacopo da Lentini: primo poeta siciliano moderno e inventore del sonetto, risalente al XIII secolo. Capostipite della cosiddetta ‘Scuola Siciliana’, funzionario alla corte di Federico II di Svevia, e comandante del castello di Garsiliato, sulla strada per Mazzarino. A lui sono state attribuite 16 canzoni di schema metrico vario, e 22 sonetti, che scrisse nel periodo di massimo splendore della Scuola Poetica Siciliana, tra il 1233 e il 1241. Diede  il via ad una poesia in siciliano colto, tratta dai temi in quel periodo in voga, secondo un punto di vista totalmente nuovo, moderno: psicologico e sentimentale. Il linguaggio utilizzato era una sorta di provenzale misto a latino e volgare, epurato dei termini meno aulici.

Giovanni Verga, esponente di spicco del Verismo italiano, dà voce nella sua opera alle classe dei contadini,degli operari, dei minatori, dei pescatori, raccontando le loro vicende. Divenuto in seguito Senatore della Repubblica, indaga molto nelle sue opere circa le problematiche siciliane del post unità d’Italia. La voglia di cambiare, non sempre seguita dalla spregiudicatezza, la fugacità della vita, e l’orgoglio siciliano rimangono i messaggi più limpidi rintracciabili all’interno della sua produzione letteraria. Al Verismo appartengono anche Luigi Capuana e Federico De Roberto, cantori della questione meridionale e delle conseguenze dell’Età Giolittiana.

Luigi Pirandello, premio Nobel per la letteratura nel 1934, divenne famoso per l’ilarità delle sue opere, mista ad un sentimento di malinconia che le caratterizzava. Scrisse molte opere teatrali oltre a numerosissimi e in seguito celebri romanzi. L’indefinita essenza della personalità umana rimane una delle problematiche più famose analizzate da Pirandello, assieme al relativismo e alla crisi esistenziale dell’uomo del Novecento, non più uno ma contemporaneamente nessuno e centomila. E’ tra gli autori più importanti di tutta la letteratura mondiale.

Giuseppe Tomasi di Lampedusa, anch’egli insignito del Nobel per la letteratura, descrive in maniera limpida le contraddizioni in Sicilia, tra i poteri borghesi che misti alla politica nazionale, fanno della Sicilia una terra in cui le speranze di cambiamento del popolo vengono sistematicamente soffocate: è il Gattopardo, reso ancor più celebre dall’opera cinematografica omonima di Luchino Visconti.

Elio Vittorini ricoprì importanti ruoli nelle maggiori case editrici italiane in un momento delicato per il Paese. Questo scrittore, considerato da molti come f iniziatore del Neorealismo, rappresenta la figura dell’intellettuale “impegnato” che si fa portavoce dei disagi del “mondo offeso’i, il mondo degli umili, degli oppressi e dell’ingiustizia per la quale ” Un uomo ride e un altro piange”. Lo scrittore, attraverso le sue opere rivela le pene di tutti gli uomini, in un mondo alienato dall’ingiustizia e dall’oppressione che stabiliscono fra loro un’incomunicabiliti e corrompono la stessa persona umana. La commossa fraternità, che traspare in tutti i suoi testi, per l’uomo che soffre riflette il senso di disagio che prova buona parte della gioventi, diventa perciò interprete di sentimenti comuni a tutti in questo periodo eccezionale.

Salvatore Quasimodo, ebbe il merito di raccontare la Sicilia da un’altra prospettiva rispetto agli altri autori contemporanei.  La poesia che scrive si lega alla corrente dell’Ermetismo; è storicamente importante, perchè ha messo la letteratura italiana, di solito un po’ arretrata e provinciale, a contatto con la letteratura europea ed è stata anch’essa una testimonianza della crisi spirituale dell’Italia.

Leonardo Sciascia è lo scrittore siciliano per eccellenza del secondo dopoguerra, impegnato fattivamente in politica e a delineare lo scenario dell’Italia della seconda Repubblica. Nelle sue opere ci descrive una storia della Sicilia che, nei suoi aspetti positivi e negativi riflette la storia italiana da un punto di vista sia sociale sia politico. Sciascia utilizza spesso la tecnica del romanzo poliziesco, il genere “giallo” serve a Sciascia per descrivere gli enigmi ”mafiosi” e non della Sicilia (e dell’Italia) seguendo una indagine sempre legata ad un impegno civile e politico autonomo e critico. Non è stato soltanto uno scrittore curioso ed esperto di cose siciliane, ma un grandissimo narratore la cui fama si è estesa a tutta l’Europa. Uno degli intellettuali più importanti della nostra storia Repubblicana che meglio ha saputo coniugare il rapporto tra letteratura e società.

Vincenzo Consolo scrittore e saggista, aveva lavorato come giornalista, insegnante, e consulente per la Einaudi. Consolo è conosciuto come l’autore della pluralità di lingue e di toni. Lo stile linguistico di Consolo non è dialetto ma nemmeno lingua nazionale. Egli usa vocaboli che esprimono emozioni ma non sono parole dialettali. Il suo stile si allontana dall’italiano comune che egli riteneva troppo tecnico. La pluralità di toni e di lingue comporta anche una pluralità di prospettive, Consolo nei suoi romanzi sceglie di raccontare secondo la prospettiva soggettiva e particolare dei personaggi. Riconoscibile in ogni sua frase è l’utilizzazione di lessici incrociati tra l’italiano antico (la lingua volgare o lingua del popolo) e il siciliano, quindi, la sua è una scrittura che narra una continua ricerca di originalità. Nei suoi romanzi racconta secondo la prospettiva soggettiva di chi è dentro la storia giocando con le parole. Consolo amava la Sicilia, la lingua siciliana, la cultura dell’isola e la lingua italiana, ma era convinto che i giovani a scuola debbano studiare l’italiano e non il dialetto.

Gesualdo Bufalino, grande conoscitore della Sicilia e della sicilianità, nello scritto L’isola plurale, tratto dalla raccolta Cere perse, ha delineato più di ogni altro le caratteristiche fondamentali dei siciliani, il carattere e le tendenze, causate da ragioni storiche, climatiche e insulari. E’ definito come il  sognatore scettico della Sicilia perduta. La scrittura di Bufalino è densa e rarefatta insieme, questa la cifra stilistica più apprezzabile nei suoi scritti. In effetti, vi sono prettamente due elementi che la nutrono: la memoria, che tiene saldi i ricordi – ossia i sogni, le emozioni e tutti quei labirinti invisibili della mente – e l’indagine sull’identità siciliana.

Ercole Patti appartiene alla larga schiera degli scrittori siciliani che hanno dato un contributo di alta qualità alla letteratura del nostro Paese. Ottimo giornalista, si dedicò poi alla narrativa, scrivendo molti romanzi. la poetica pattiana predilige l’età dell’adolescenza, scandagliata in tutte le sue implicazioni e contrapposta alla maturità, età dell’ipocrisia e della disgregazione morale.

Vitaliano Brancati  erede della grande tradizione siciliana di Verga e De Roberto, analizzò la vita della borghesia siciliana durante il fascismo, avvalendosi di un’ironia dissacrante, e rivelatrice del disagio sociale dell’epoca.  L’autore dimostra narrativamente quello che sperimenta anche nella vita: che il mito della ragione radicato nella Sicilia di Borgese e Pirandello, in realtà, non esiste. Brancati era un intellettuale vero che interveniva nel dibattito sociale; ha criticato il fascismo, la censura, portato avanti una polemica sul clericalismo.

Andrea Camilleri, scrittore, sceneggiatore, attore e regista. Camilleri fu il primo a portare Beckett in Italia o anche le rappresentazioni teatrali dei testi di Ionesco, di T. S. Eliot, e dei poemi di Majakovskij. La peculiarità di Camilleri, caratteristica che ha contribuito ad aumentare il suo successo, sia in Italia che all’estero, è il particolare uso che egli fa, nelle sue storie, del linguaggio: un misto di italiano e siciliano, stimolato naturalmente dalla sue origini, e rafforzatisi dall’incontro con le opere dialettali. Dopo un periodo di abbandono della poesia e del teatro, Camilleri decise dunque di dedicarsi alla scrittura, così come gli veniva in mente; i suoi scritti, soprattutto quelli che riguardano le storie del ‘vigatese’ partono da una base di italiano, che consenta a tutti la lettura e la facile comprensione delle storie, con dei piacevoli inframezzi dialettali in siciliano, che seguano la struttura del testo, l’idea creativa e il suono della parola.