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8 Marzo 2018 La catanese Dora Musumeci, prima pianista jazz d’Italia

La catanese Dora Musumeci, prima pianista jazz d’Italia

Oggi, 8 marzo giorno scelto per la festa internazionale della donna, vogliamo farvi conoscere un talento nostrano: la catanese Dora Musumeci, la prima pianista jazz d’Italia.

Dora Musumeci nacque a Catania nel 1934. Il padre Salvatore Musumeci era violinista presso il Teatro Massimo Vincenzo Bellini. Vero talento, Giulia Isidora, questo il suo nome di battesimo, cominciò a studiare musica a cinque anni, divenendo ben presto una bambina- prodigio; a dieci faceva parte di vari gruppi musicali nei quali si esibiva da professionista. A quindici abbandonò la scuola per partire per il suo primo tour internazionale per Tripoli. Da quel momento si diede tutta alla musica.

A 18 anni si diplomò in pianoforte classico col massimo dei voti e la lode, presso il Conservatorio San Pietro a Majella di Napoli, scegliendo il nome di Dora Musumeci

Dopo il diploma, Dora abbandonò la musica classica, rapita dalle melodie coinvolgenti del jazz, inventato in America dal siciliano Dominic James La Rocca, detto Nick.

Nel ’47 per Dora iniziò la sua consacrazione, sancita da un articolo monografico su di lei pubblicato su Musica Jazz.  La sua fama superava i confini dell’Isola. L’artista collaborò con i grandi della musica, soprattutto jazz, come Dizzy Gillespie e Lionel Hampton. Formò la sua prima band, il cui bassista e cantante era Roby Matano (in seguito componente de “I Campioni”) e incise le sue prime canzoni, che la condussero in tour in Spagna, Francia, Portogallo, Germania, Belgio e Svizzera.

Nel nel 1956, a Torino, Dora pubblicò l’album “La regina dello swing” che le fece vincere nello stesso anno il primo premio al Festival del Jazz di Modena. Veniva spesso ospitata in trasmissioni televisive e radiofoniche, e continuò a pubblicare dischi per varie case discografiche; dal vivo inoltre eseguiva spesso arrangiamenti jazz di canzoni di musica leggera. Formò un quartetto a suo nome a cui appartenevano “fair” Little Cickets, Tonino Ferrelli e Roberto Petrin.

Negli anni Sessanta, Dora Musumeci arrivò anche al Piper, il noto club musicale di Roma, portando quindi il jazz nella casa consacrata alla beat; partecipò a numerose trasmissioni radio e tv , ebbe parte attiva nel mondo del cinema, registrando alcuni brani per colonne sonore assieme a importanti  compositori, tra cui il maestro Ennio Morricone, Romano Mussolini Giovanni Tommaso. In questi anni tanti sono stati i concerti e i festival a cui Dora partecipò, arrivando a conoscere e a lavorare con alcuni dei direttori d’orchestra come Scherchen, Urbini, Somogyi, Fistoulari, Gillespie, Cannonball Weismann, Garcia Asencio. La catanese si dedicò inoltre alla realizzazione di musiche per spettacoli radiofonici o teatrali, come nel caso de “L’aria del continente” di Nino Martoglio, adattamento di Turi Ferro. La musicista incise fino al 1961.

Con questo successo, Dora Musumeci girò molte volte l’Europa. Negli anni Settanta abbandonò definitivamente il jazz per dedicarsi alla musica classica, suo grande amore, soprattutto a quella di Debussy, Bach, Rachmaninoff. Compose musiche per spettacoli radiofonici, tra cui nel 1972 “La scuola dei buffoni” di Michel de Ghelderode, per la regia di Romano Bernardi.

Divenne insegnante di pianoforte al Conservatorio Francesco Cilea di Reggio Calabria dove insegnò fino alla fine della sua vita, avvenuta nel 2004 in seguito ad un incidente stradale avvenuto a Catania, nei pressi del Corso Italia, dopo un lungo periodo di coma.

Nel 1994 venne nominata Cavaliere dell’Ordine al merito della Repubblica, come eccellenza italiana nel mondo. 

La discografia di Dora Musumeci

Ecco alcuni dei suoi successi:

33 giri

  • 1956: La regina dello swing (Cetra LPA 66, 25 cm)
  • 1961: 24 motivi al pianoforte (Vik, KLVP 91; pubblicato come Dora Musumeci e il suo Trio)
  • 1970: Modern piano music (Tank STG 7037).
  • 1967: Un anno di successi (Bluebell Records BB RD 100; Dora Musumeci esegue Winchester Cathedral)
  • 1988: Italian Jazz graffiti volum3 1 (Musica Jazz 2mjp 1064; album antologico allegato al numero 8-9 del 1988 della rivista Musica Jazz; Dora Musumeci esegue un brano strumentale registrato dal vivo a Torino il 3 novembre 1954)

EP

  • 1955: Caminito / Somebody Loves Me / Yesterdays / Kiss Tango (Cetra, EP 0531; con Armando Fragna e Beppe Mojetta; la Musumeci esegue Somebody Loves Me e Kiss Me, mentre l’orchestra Fragna esegue Kiss Tango e l’orchestra Mojetta esegue Caminito)
  • 1957: Ehi tu/Blues in cornice / La cicoria /Lullaby of Broadway (Philips, PE 431 025)
  • 1959: Chimere / Mentre il tempo passa / Io partirò / All Right, Ok, You Win (Consorti, MLE 10003)

78 giri

  • 1954: Vorrei sapere perché / O cangaceiro /Jamaican rumba / That’s My Desire (Cetra DD 10308)

45 giri

  • 1959: Ehi tu / Lullaby of Broadway (Philips, 363 428 PF)
  • 1960: Sono stanco / Dall’alba al tramonto (Cetra, SP 30763; con Giacomo Rondinella)
  • 1961: Qualcuno ha chiesto di me / Caffè e camomilla (RCA Italiana, PM 3036).

Guarda i video con le sue esibizioni e dei suoi brani più famosi: https://youtu.be/8reKtN3MX7k; 

https://youtu.be/O4VNzC-P2rs; https://youtu.be/3rw24EQNvKE.

Vedi anche: http://catania.italiani.it/latin-swing-al-cortile-platamone-conosciamo-gli-hjo-jazz-orchestra/

21 Novembre 2017 Per Renzo Arbore: ”Il jazz è stato inventato dai siciliani”

Per Renzo Arbore: ”Il jazz è stato inventato dai siciliani”

“Il jazz è nato in Sicilia e il primo disco jazz l’ha inciso negli Stati Uniti Nick la Rocca da Salaparuta”, questo è quanto sostengono alcuni storici e quanto sostiene anche un signore della musica come Renzo Arbore, da anni grande difensore del jazz italiano, per farci scoprire che la musica americana per eccellenza ha origini siciliane. A supportare questa idea è Da Palermo a New Orleans. E fu subito Jazz, un documentario scritto da Renzo Arbore e Riccardo Di Blasi, che rivela una storia poco nota ed estremamente affascinante: quella del figlio di Girolamo La Rocca, un ciabattino siciliano emigrato a New Orleans da Salaparuta (Trapani) insieme ad altre migliaia di compaesani, ai tempi in cui l’America, dopo aver comprato la Louisiana dai francesi, regalava la terra ai contadini disposti a coltivarla. A Salaparuta il ciabattino faceva parte della banda di paese in cui suonava un cornetto che arrivò con lui fino a Crescent City. Il figlio, James Dominick, amava rubare quel cornetto al padre ed esercitarsi per lunghe ore. Papà Girolamo, contrario alle aspirazioni musicali del giovane che voleva medico, non visse abbastanza per vedere suo figlio inventare il jazz. Il mondo, tuttavia, si accorse presto di lui. Nel 1909, a New Orleans, James Dominick La Rocca formò la prima orchestra jazz. Lo chiamavano “Nick” La Rocca”, come racconta anche Louis Armstrong. La Rocca e la sua band, la Original Dixieland Jass Band (poi diventata Original Dixiland Jazz Band) con una formazione inusuale e ritmi sincopati, ebbero un enorme successo e portarono quel nuovo e dirompente genere in giro per gli USA e l’Europa. Con lui nella Original Dixieland Jazz band, c’era un altro siciliano, Tony Sbarbaro. Il 26 febbraio 1917, si incideva il primo disco al mondo nella storia del jazz.

La storia della musica ha poi dimenticato il contributo di questo straordinario artista e il jazz viene considerato musica quasi esclusivamente nera, ma ha matrice italiana. Inoltre, come ricorda Joe Maselli, direttore del American-Italian Museum,: “Al tempo neri e siciliani stavano sempre insieme”.

La Rocca non è l’unico siciliano ad essersi cimentato con questo nuovo genere musicale. La lista è lunga e i cognomi parlano chiaro: i primi jazzisti di New Orleans erano tutti siciliani. Tra questi il più famoso è forse Louis Prima, anche lui originario di Salaparuta, che nelle sue canzoni mescolava dialetto e inglese e che, qualche anno dopo La Rocca, rese celebre il genere conosciuto come jive.

“L’origine siciliana del jazz è ancora molto poco conosciuta e avvolta nel mistero – ha detto Renzo Arbore in occasione della proiezione del docufilm– ed è difficile stabilire che cosa ci sia nella cultura siciliana che ha portato quei musicisti a creare un genere così innovativo”. Forse sono le melanzane-scherza Arbore-forse è la naturale musicalità della nostra lingua. O forse tutto dipende dal fatto che, come ipotizza il jazzista americano Ben Sidran, se si dice che il blues è quella musica che ti fa sentire bene quando stai male, gli italiani sono da sempre maestri in questa arte.

Possiamo dire che nella nostra storia, oltre che aver dato inizio alla lingua italiana, aver dato i natali a grandi scrittori, poeti, ed artisti, possiamo anche dirci fautori del jazz.