site loader
site loader
11 Gennaio 2018 Diciannove anni senza Fabrizio De Andrè, il poeta cantautore che tanto ci manca

Diciannove anni senza Fabrizio De Andrè, il poeta cantautore che tanto ci manca

Sono passati 19 anni dalla morte di Fabrizio De Andrè, dal quell’11 gennaio 1999 in cui il grande cantautore genovese si è spento all’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano: da allora la musica d’autore italiana è indubbiamente un po’ più povera. Le sue parole e le sue canzoni però non hanno mai smesso di vivere, come dimostrano i tanti omaggi a lui dedicati che affollano regolarmente locali e teatri.

Fabrizio Cristiano De André (Genova, 18 febbraio 1940 – Milano, 11 gennaio 1999) è stato un cantautore italiano.

Considerato da gran parte della critica uno dei più grandi cantautori italiani di tutti i tempi, è conosciuto anche con l’appellativo di Faber che gli dette l’amico d’infanzia Paolo Villaggio, con riferimento alla sua predilezione per i pastelli e le matite della Faber-Castell, oltre che per l’assonanza con il suo nome.

In quasi quarant’anni di attività artistica, De André ha inciso tredici album in studio, più alcune canzoni pubblicate solo come singoli e poi riedite in antologie. Molti testi delle sue canzoni raccontano storie di emarginati, ribelli, prostitute, e sono considerate da alcuni critici come vere e proprie poesie, tanto da essere inserite in varie antologie scolastiche di letteratura già dai primi anni settanta e da ricevere gli elogi anche di grandi nomi della poesia come Mario Luzi.

Di simpatie anarchiche, libertarie e pacifiste, è stato anche uno degli artisti che maggiormente hanno valorizzato la lingua ligure. Ha affrontato, inoltre, in misura minore e differente, altri idiomi come il gallurese e il napoletano.

Durante la sua carriera ha collaborato con personalità della cultura e importanti artisti della scena musicale italiana, tra cui Nicola Piovani, Ivano Fossati, Mauro Pagani, Massimo Bubola, Álvaro Mutis, Fernanda Pivano e Francesco De Gregori.

La popolarità e l’alto livello artistico del suo canzoniere hanno spinto alcune istituzioni, dopo la sua morte, a dedicargli vie, piazze, parchi, biblioteche e scuole.

Insieme a Bruno Lauzi, Gino Paoli, Umberto Bindi e Luigi Tenco è uno degli esponenti della cosiddetta Scuola genovese, un nucleo di artisti che rinnovò profondamente la musica leggera italiana. È l’artista con il maggior numero di riconoscimenti da parte del Club Tenco, con sei Targhe e un Premio Tenco.

27 Novembre 2017 Jimi Hendrix oggi avrebbe compiuto 75 anni.

Jimi Hendrix oggi avrebbe compiuto 75 anni.

Oggi sarebbe stato il 75imo compleanno di Jimi Hendrix.
Nella sua pur breve carriera ha cambiato il modo di suonare la chitarra creando uno stile tutto suo che poi avrebbe fatto scuola.

James Marshall “Jimi” Hendrix (Seattle, 27 novembre 1942 – Londra, 18 settembre 1970) è stato  un chitarrista e cantautore statunitense.

È stato uno dei maggiori innovatori nell’ambito della chitarra elettrica: durante la sua parabola artistica, tanto breve quanto intensa, si è reso precursore di molte strutture e del sound di quelle che sarebbero state le future evoluzioni del rock attraverso un’inedita fusione di blues, rhythm and blues/soul, hard rock, psichedelia e funky.

Secondo la classifica stilata nel 2011 dalla rivista Rolling Stone, è stato il più grande chitarrista di tutti i tempi. Si trova infatti al primo posto della lista dei 100 migliori chitarristi secondo Rolling Stone, precedendo Eric Clapton e Jimmy Page.

Due sue esibizioni, in particolare, sono entrate di prepotenza nell’immaginario collettivo: il suo esordio al festival di Monterey del 1967, in cui concluse la performance dando fuoco alla sua chitarra davanti ad un pubblico allibito, e la chiusura del festival di Woodstock del 1969, durante la quale, con dissacrante visionarietà artistica, reinterpretò l’inno nazionale statunitense in modo provocatoriamente distorto e cacofonico che lui, però, definì bellissimo. Ciò inoltre fece di lui uno dei maggiori critici riguardo alla guerra del Vietnam.

Hendrix è stato introdotto nella Rock and Roll Hall of Fame nel 1992.

24 Novembre 2017 Ventisei anni senza Freddie Mercury: indimenticabile rockstar

Ventisei anni senza Freddie Mercury: indimenticabile rockstar

Il 24 novembre del 1991 moriva Freddie Mercury, aveva 45 anni, ufficialmente per una broncopolmonite, la realtà della sua scomparsa l’aveva resa pubblica il giorno prima con un comunicato che non lasciava dubbi su quello che era il suo stato di salute: “Desidero confermare che sono risultato positivo al virus dell’HIV e di aver contratto l’AIDS. E’ arrivato il momento che i miei amici e i miei fan in tutto il mondo conoscano la verità e spero che tutti si uniranno a me, ai dottori che mi seguono e a quelli del mondo intero nella lotta contro questa terribile malattia”.

 

“Freddie is dead”. Così titolava il tabloid “The Sun” per annunciare la sua morte. Tre parole, una frase secca, accompagnata dall’immagine, più che viva del leggendario cantante dei Queen a braccia aperte sul palco davanti alla “union jack”. Tre parole tra cui solo il nome, tanta era la sua popolarità e grandezza per capire immediatamente di cui si stesse parlando. Di un mito.

 

Freddie Mercury infatti è stata la voce più incredibile ed emozionante del rock. Un artista unico nel suo genere, dotato di un grande carisma e di una presenza scenica teatrale e seducente, un personaggio che ha fatto la storia della musica internazionale e che oggi, in tempi così grami di talenti e di pop campionato, si sente terribilmente la mancanza.

 

Era nato a Zanzibar da una famiglia indiana di origine Parsi, registrato all’anagrafe come Farrokh Bulsara. La sua fortuna fu il trasferimento in Inghilterra a 18 anni a seguito della rivoluzione che investì il paese africano. Appassionato di musica e con alle spalle studi in pianoforte, Freddie si diploma in Arte grafica e Design e frequenta la Londra artistica e anticonformista, entra in contatto con altri musicisti e gruppi che saranno fondamentali per la sua carriera, gli Smile, ne fonda uno, Ibex, e poi incide i primi pezzi, fa concerti e naturalmente si esibisce, sino ad arrivare all’aprile del 1970 quando insieme al chitarrista Brian May e al batterista Roger Taylor  forma i Queen, cui l’anno successivo si aggiungerà il bassista John Decon.