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1 Dicembre 2017 Come influiscono le droghe sulle prestazioni sessuali

Come influiscono le droghe sulle prestazioni sessuali

Cocaina, cannabis e alcol, a piccole dosi, favoriscono il sesso. Ma hanno effetti collaterali devastanti. Dunque meglio non provarle per migliorare le prestazioni sessuali. Anche perché la dipendenza da queste sostanze porta al risultato contrario.

Le droghe influiscono in modo diverso a seconda della sostanza, delle risposte individuali e soprattutto dell’uso che se ne fa. L’abuso e la dipendenza hanno sempre un effetto solo: annichilire desiderio e performance.

 

L’uso estemporaneo, magari proprio a fini “sessuali”, può portare invece a un miglioramento qualitativo e quantitativo delle prestazioni. Fatta eccezione per l’eroina: elimina il desiderio sessuale perché è sedativa e tende a chiudere l’individuo nel proprio torpore.

DROGA PER DROGA. La cocaina è stimolante e ha una potente azione disinibente e “facilitante”, nel senso che abbatte tabù, remore, confini. È uno dei motivi per cui risulta pericolosa: molti contagi da Hiv avvengono per rapporti non protetti sotto l’effetto di questa droga.

 

Le anfetamine agiscono più o meno allo stesso modo ma in maniera attenuata. Idem per la cannabis, che induce uno stato di leggerezza ed euforia, rende più disinibiti, anche se non è eccitante né stimolante.

 

L’ecstasy induce una sorta di affettuosa ed empatica apertura verso l’altro: in questo senso favorisce anche le relazioni sessuali.

Infine la Ghb: un farmaco impiegato nella terapia contro l’alcolismo ma che ha molto successo anche come droga. Viene utilizzato come una sorta di aperitivo prima di consumare altre sostanze. Dal punto di vista sessuale è un discreto disinibente perché procura uno stato di euforia e potenza simile a quello indotto dall’alcol. Il quale, infine, è una droga a tutti gli effetti, forse anche la più pericolosa perché culturalmente meglio accettata.

 

In piccole dosi gli alcolici rendono più disinibiti e migliorano le prestazioni sessuali. Ma basta esagerare anche di poco perché le prestazioni crollino drasticamente. Gli alcolisti hanno gravi difficoltà sia dal punto di vista del desiderio sia delle performance.

29 Novembre 2017 Tutto è relativo, anche la soddisfazione sessuale

Tutto è relativo, anche la soddisfazione sessuale

Siete soddisfatti della vostra vita sessuale? Probabilmente sì, soprattutto se pensate di farlo più spesso dei vostri amici. Il curioso risultato di una ricerca americana.

 Fare sesso è senza dubbio un’attività molto piacevole, ma la soddisfazione è ancora maggiore se pensiamo di farlo più spesso rispetto ad amici e conoscenti. E’ la singolare conclusione di una ricerca condotta da Tim Wadsworth, sociologo presso la University of Colorado Boulder, che tra il 1993 e il 2006 ha analizzato i questionari compilati da 15.386 individui in occasione della General Social Survey, uno studio demografico condotto ogni anno su un campione della popolazione statunitense. Lo studio è stato pubblicato sull’ultimo numero di Social Indicators Research.

Di più (degli altri) è meglio. In generale i partecipanti al sondaggio hanno dichiarato che il sesso li rende felici e il livello di soddisfazione è maggiore di oltre il 50% per i soggetti che hanno una vita sessuale attiva e regolare. Ma la felicità tra le lenzuola risulta condizionata dal paragone con quella degli amici: chi fa sesso due-tre volte al mese ma è convinto che i suoi amici lo facciano molto più spesso, ha una probabilità più bassa del 14% di riportare nel censimento alti livelli di soddisfazione.
Insomma, per essere felici non sembra importante fare tanto sesso, ma farne di più rispetto agli altri. Secondo i ricercatori la spiegazione di questo comportamento è diversa per uomini e donne: mentre per i maschi fare più sesso rispetto agli amici è una dimostrazione di forza e virilità, per le femmine il sentirsi desiderate favorirebbe l’autostima e la sensazione di sicurezza.

28 Novembre 2017 La menopausa? Un errore evolutivo causato dagli uomini

La menopausa? Un errore evolutivo causato dagli uomini

Arrivati a una certa età i maschi cercano partner più giovani per riprodursi. Ecco perché alle loro coetanee la fertilità non serve più.

L’insistente ticchettio dell’orologio biologico femminile a un certo punto si arresta: sopravviene allora la menopausa, la fine dell’età fertile nella vita di una donna. Ma perché il gentil sesso va incontro – caso unico nel mondo animale – a questo “stop” riproduttivo? Uno studio canadese pubblicato su PLOS Computational Biology fornisce una nuova spiegazione. Che potrebbe non piacere troppo agli uomini là fuori.

Arrivati a una certa età, i maschi desiderosi di diventare padri cercano una compagna più giovane. Per le loro coetanee, a quel punto, le chances di avere figli si riducono, e la scelta più conveniente per il loro corpo è quella di entrare in menopausa. La chiusura dell’età fertile femminile sarebbe quindi un “incidente” dell’evoluzione imputabile alle preferenze sessuali maschili.

Avere figli in età avanzata fa vivere più a lungo: la news

Utilizzando modelli computazionali i ricercatori della McMaster’s University (Canada) hanno dimostrato come sia stata, nel tempo, la scelta maschile di partner più giovani a favorire quell’insieme di cambiamenti biologici e genetici che hanno portato le donne a sviluppare la menopausa. L’ipotesi contraddice la diffusa teoria che la menopausa sia una soluzione evolutiva che impedisce alle donne più anziane di partorire, spingendole invece ad accudire i nipoti, aiutando i figli e sostenendo così la propria discendenza.

Secondo Rama Singh, tra gli autori dello studio, lo sviluppo di infertilità – un controsenso dal punto di vista dell’evoluzione che dovrebbe incoraggiare la continuazione della specie – sarebbe un semplice riconoscimento del fatto che dopo una certa età la fertilità non serve più. E poiché la selezione naturale punta alla sopravvivenza del gruppo attraverso il successo individuale, incoraggia le possibilità riproduttive nelle donne che hanno maggiori probabilità di essere “scelte”.

28 Novembre 2017 Fa sesso legata a letto e muore: la tragica vicenda di una 23enne inglese

Fa sesso legata a letto e muore: la tragica vicenda di una 23enne inglese

Una ragazza inglese è deceduta in ospedale per un’infezione al braccio non diagnosticata in tempo

27 Novembre 2017 A letto i maschi sono più bravi con le bruttine?

A letto i maschi sono più bravi con le bruttine?

Più la donna è bella, più l’uomo “non funziona” a letto. Ora lo dice la scienza. O no?

È vero che a letto i maschi sono più bravi con le donne meno attraenti? Sì, ed è tutta colpa dell’ansia da prestazione.

 

Il confronto con una donna bellissima, così come con una di cui si è molto innamorati, produce infatti nell’uomo sia un deficit di attenzione e concentrazione, sia un profondo turbamento dovuto al timore del suo giudizio, ritenuto fondamentale per il proprio ego, fino al punto da provocare effetti negativi sulla prestazione.

 

Gli ormoni da stress, infatti, possono sia confondere, sia addirittura inibire la risposta sessuale.

WEBCAM. Al contrario, una donna dall’aspetto mediocre, del cui giudizio è meno spaventato, non produce nell’uomo una tensione tale da poter influire sulla sua prestazione, che riesce quindi a essere soddisfacente.

 

Lo sottolinea una ricerca condotta dall’Università di Radboud a Nimega, nei Paesi Bassi, attraverso il test di Stroop, metodo psicologico che studia i livelli di concentrazione dei soggetti associando colori e parole.

 

L’esame, effettuato su un gruppo di studenti universitari, ha rilevato che bastava la sola presenza in webcam di una bella ragazza attentamente concentrata su di loro per ridurre il loro punteggio e allungare di molto i tempi di risoluzione del test.

23 Novembre 2017 Imparare nuove parole? È come il sesso

Imparare nuove parole? È come il sesso

Sfogliare (e leggere!) un dizionario attiva nel cervello la stessa sensazione di ricompensa associata al cibo e al sesso. Un meccanismo che potrebbe aver favorito lo sviluppo del linguaggio.

Imparare una nuova parola può regalare enormi soddisfazioni, ma nessuno aveva ancora paragonato questo piacere a quello sessuale. Lo fa per la prima volta uno studio pubblicato su Current Biology: il semplice apprendimento di un nuovo vocabolo attiverebbe, nel cervello, lo stesso circuito della ricompensa messo in moto anche da altri stimoli piacevoli, come il sesso, il cibo, o lo sballo momentaneo di alcune droghe e del gioco d’azzardo.

 

UN BEL VANTAGGIO EVOLUTIVO. Il linguaggio è una delle facoltà che più di ogni altra ci distingue dal resto del mondo animale. Il suo apporto è stato fondamentale per lo sviluppo della cooperazione tra esseri umani, e per l’apprendimento e la trasmissione delle conoscenze nel corso dell’evoluzione.

 

Ma la molla che ci spinge a imparare a parlare fin dalla più tenera età era in parte sconosciuta. Si sospettava che fosse implicato il circuito della ricompensa nel cervello, ma mancavano le evidenze sperimentali.

18 Novembre 2017 Funzionano i contraccettivi ormonali maschili

Funzionano i contraccettivi ormonali maschili

L’efficacia è praticamente la stessa di quelli femminili, anche se rimangono alcuni importanti effetti collaterali. Sono ora allo studio nuovi dosaggi e metodi di somministrazione.

 Una combinazione di ormoni iniettata nel corpo maschile si è rivelata un contraccettivo efficace quanto la pillola femminile, prevenendo le gravidanze nel 96% dei casi. È quanto emerge da un’ampia ricerca internazionale che lascia intravedere un futuro in cui le responsabilità della contraccezione siano equamente distribuite all’interno delle coppie, ma che evidenzia anche alcuni importanti effetti collaterali.Lo studio ha coinvolto 350 uomini che hanno ricevuto iniezioni di progesterone e testosterone: il primo agisce sull’ipofisi o ghiandola pituitaria per annullare la produzione di spermatozoi e di fatto “spegnere” il sistema riproduttivo maschile. Il testosterone serve a compensare il calo di ormoni maschili indotto dal progesterone e a mantenere il paziente in salute.

 PROMETTENTE. Il sistema ha stupito per la sua efficacia. Dopo un periodo iniziale in cui gli uomini, tutti in relazioni stabili, hanno adottato le iniezioni e altri metodi contraccettivi, si è passati alla verifica vera e propria, con soltanto una puntura al bimestre come unico modo per prevenire gravidanze.Solo 4 concepimenti sono avvenuti su 274 coppie che sono riuscite ad assumere gli ormoni in modo stabile: una riuscita pari a quella della pillola e maggiore di quella che ha il preservativo nella vita di tutti i giorni, pari all’82% (il condom rimane però l’unico metodo sicuro per evitare malattie sessualmente trasmissibili).

 SINTOMI INDESIDERATI. Tuttavia, il trattamento ha causato alcuni effetti collaterali definiti inaccettabili, come depressione, acne e aumento della libido: conseguenze che hanno spinto 20 uomini ad abbandonare lo studio prima del tempo, e a non coinvolgere altri partecipanti dal 2011 in poi. In tutto sono state registrate 1.491 situazioni di questo tipo, incluso un suicidio e un episodio di forte tachicardia a fine trattamento. Ma il 39% di questi incidenti si è rivelato “slegato” dalle iniezioni.I PROSSIMI PASSI. Secondo gli autori dello studio, parte degli effetti sgraditi si potrebbe eliminare cambiando il dosaggio ormonale o le modalità di somministrazione del mix (si sta ora pensando a un gel da spalmare ogni giorno sul petto). Quanto all’efficacia, questo rimane comunque il maggiore risultato nello studio dei contraccettivi maschili reversibili degli ultimi 40 anni.

17 Novembre 2017 I padri sexy rovinano le figlie

I padri sexy rovinano le figlie

I maschi “guastano” le femmine e le femmine i maschi. È una bizzarra battaglia dei sessi, che si gioca tutta nei geni. Per ora solo in quelli del moscerino. Ma presto si potrebbe capire quanto è…

I maschi “guastano” le femmine e le femmine i maschi. È una bizzarra battaglia dei sessi, che si gioca tutta nei geni. Per ora solo in quelli del moscerino. Ma presto si potrebbe sapere quanto è diffusa tra le specie.

Il “business” migliore, dal punto di vista evolutivo, per un animale è quello di avere una grossa e sana progenie, che aiuti la sopravvivenza della sua specie. Questo, in termini biologici, significa avere buoni geni. Ma secondo una nuova ricerca condotta dall’università della California e del Queen in Canada, i geni più “capaci” dal punto di vista della riproduzione, non passerebbero dai genitori ai figli, o meglio dal padre alle figlie e dalle madri ai figli.

Danneggiamenti incrociati
I ricercatori hanno modificato i geni di alcuni moscerini della frutta (Drosophila melanogaster) e poi li hanno fatti accoppiare fra loro, con diverse combinazioni. In seguito, hanno analizzato il Dna della loro prole e si sono accorti, che alcuni geni dei moscerini considerati buoni per il proprio sesso, non erano altrettanto utili per il sesso opposto. Anzi avevano l’effetto contrario. In altre parole, da un padre molto prolifico, sarebbero nate solo femmine inette (dal punto di vista delle capacità riproduttive) e lo stesso è stato osservato sui figli maschi di femmine molto feconde. Una specie di rovescio della medaglia per coloro che hanno i geni migliori.

Sesso e evoluzione
È il primo studio che mostra che il “successo” del genitore, maschio o femmina che sia, va a detrimento della prole del sesso opposto. Una specie di battaglia dei sessi, utile forse a non creare un genere più forte dell’altro. Altri studi dovranno dimostrare quanto questo paradosso evolutivo sia diffuso tra le altre specie.

Fate sesso e sarete più sicuri

Fare l’amore placa l’ansia e mette in funzione ormoni deputati al self control. Ottimo idea prima di parlare in pubblico. Ma attenzione, funziona soprattutto per i rapporti completi e meno con il sesso orale.

Che il sesso fosse piacevole e facesse bene, era già notorio. Uno psicologo inglese tuttavia ha voluto dimostrare scientificamente i benefici psicofisici della penetrazione: fare l’amore prima di tenere un discorso pubblico è il modo migliore per acquistare sicurezza, sconfiggere l’ansia e mantenere la giusta concentrazione di fronte alla platea. Stuart Brody, uno psicologo dell’Università di Paisley (Scozia), ha preso a campione 24 donne e 22 uomini a cui era stato chiesto di tenere per due settimane un diario dei loro momenti d’intimità indicandone tempi, luoghi e soprattutto tipologia di attività sessuale svolta.

Prima il piacere poi il dovere
Dopo i quindici giorni in cui – chi più chi meno – si sono divertiti come meglio credevano, i 46 esaminati sono stati invitati a cimentarsi in prove impegnative per la mente e, di conseguenza, anche per il fisico. In particolare la ricerca ha dimostrato come i soggetti che avevano avuto un maggior numero di incontri sessuali “completi” erano in grado non tanto di eseguire i compiti assegnati nel modo migliore, quanto di reagire con meno ansia allo stress della prova.

Bocciati agli “orali”
I soggetti che dichiaravano di avere avuto solo rapporti sessuali completi, al momento della prova stressante – un discorso pubblico o un test di aritmetica da risolvere ad alta voce – registravano minori sbalzi di pressione sanguigna rispetto alle persone che invece si erano fermate ai rapporti orali o alla masturbazione (di coppia). Le peggiori performance in fatto di stress sono state quelle degli astinenti.
Ma perché il sesso penetrativo ha questi vantaggi? Non è ancora chiaro; forse – suppone Brody – tutto dipende dalla stimolazione di alcuni nervi posti nella vagina e dall’effetto calmante dell’ossitocina, un ormone che viene rilasciato soprattutto durante la penetrazione.